#11 - La tassonomia del secchio

Per poter conoscere bene una cosa bisogna partire dal tracciarne la tassonomia, dal classificarla insieme a tutte le sue diverse componenti ed evoluzioni.
Partiamo dalla forma. Sebbene possiamo trovare secchi di svariate forme, la più comune è sicuramente quella troncoconica (una sorta di cilindro con la bocca un po' più larga della base).  Spesso inoltre troviamo un manico a forma semicircolare per aiutarci a sollevare il secchio.
Focalizzandoci sul secchio di legno, possiamo notare le travi utilizzate per la costruzione, così come i rinforzi di ferro per renderlo più solido e resistente a carichi di diversa natura e peso.
Analizzare i materiali della nostra "cosa" può aiutarci a tracciarne una tassonomia più precisa, ma tratterò questo argomento nel prossimo post.
Ora veniamo all'utilizzo di tale secchio.
Sebbene questo oggetto esista da centinaia e oserei dire migliaia di anni, il suo utilizzo è sempre rimasto pressapoco lo stesso; un recipiente per contenere, trasportare altre cose, liquide e solide.
Dall'avvento della plastica però, anche il nostro secchio ha avuto diverse trasformazioni. Ad esempio oggi esistono tipologie particolari e articolate di secchi che ci permettono di strizzare il classico mocio per pulire il pavimento. Addirittura siamo arrivati ad avere dei secchi con dei meccanismi meccanici che ne impongono la rotazione in modo da facilitare il procedimento (sistema di pulizia "mop" nella figura sottostante).




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